Scuola

Intervista a Tatiana Pepe

Lo scorso anno in classe avevamo letto l’albo illustrato “Diario di una rondine” (qui il LINK del nostro post sul libro ) e avevamo scritto alla traduttrice dal russo, Tatiana Pepe, per farle un’intervista.
La settimana scorsa lei ha risposto a tutte le nostre domande in modo molto approfondito e abbiamo imparato tante cose!
Ci ha salutato dicendoci che, purtroppo, ancora la guerra tra Russia e Ucraina continua, anche se in forme un po’ mutate rispetto all’inizio, e che bisogna sempre considerare per prima cosa la sofferenza di tutte le persone che sono coinvolte.
Poi ha risposto a tutto quello che le avevamo chiesto.
Qui le nostre domande e, sotto, le sue risposte.

Quando è nata la tua passione per la lingua e la cultura russa?
Tatiana: La mia passione per la lingua (e poi per la cultura, la letteratura e la musica) russa inizia nel lontano 1998 quando mi sono iscritta alla Facoltà di Lingue e ho scelto di provare a frequentare i corsi di russo solo perché porto questo nome. Tatiana è un nome molto diffuso nelle culture slave – se avrete modo di leggere i grandi classici russi, di Tatiana ne troverete davvero tante! Mia mamma lo scelse leggendo “Lettere dal carcere di Gramsci”, in cui Antonio Gramsci scrive a sua moglie e sua cognata, Tatiana Šucht, che erano appunto di origini russe. Eh sì, imparare un nuovo alfabeto, il cirillico, non è stato semplice, sono riuscita a leggere speditamente in russo quasi alla fine del primo anno di università: la presenza dei casi (non so se avete in mente come funziona una lingua quando la sua struttura si basa sull’utilizzo dei casi, ma pensate al latino o al tedesco) e i caratteri dell’alfabeto diversi da quelli a cui ero abitua hanno richiesto un po’ di fatica. Pero, vi assicuro, ne è valsa la pena!

Sei stata in Russia tante volte? C’è qualche posto in quel paese che vorresti vedere e non hai ancora visto?
Tatiana: Sono stata in Russia tantissime volte, quando studiavo all’università trascorrevo sempre il mese di luglio a San Pietroburgo, per studiare ma anche per vivere quella realtà più da vicino. E l’anno in cui ho scritto la mia tesi sono rimasta per più tempo per poter frequentare le biblioteche dove erano conservati i manoscritti antichi di cui volevo occuparmi. Poi, quando ho iniziato a lavorare, ho sempre scelto aziende in cui c’era la prospettiva di viaggiare e così per circa 11 anni ho fatto avanti e indietro dalle città russe tantissime volte. In realtà non solo russe, ma anche delle ex repubbliche dell’Unione Sovietica. Sono stata ad Almaty, Astana, Baku, Tashkent, Samarcanda ecc.
Cosa vorrei vedere ancora? Al momento ho due grandi desideri: fare la transiberiana Mosca-Vladivostok e visitare la penisola della Kamchatka.

Davvero la vodka è così diffusa e davvero le donne russe sono così belle?
Tatiana: Oh, la vodka sì, è davvero molto diffusa e anche le donne russe, devo ammetterlo, sono molto belle!

Quali sono i tuoi piatti più diffusi in Russia e quali sono quelli che preferisci?
Tatiana:
I miei piatti russi preferiti sono: i bliny, che assomigliano alle nostre crêpes e son focaccine di farina e lievito di forma rotonda ma non troppo grandi che vengono servite generalmente con panna acida, o smetana; il boršč (traslitterato anche borchsh), una zuppa a base di barbabietola la cui origine è probabilmente ucraina ma che è diffusa in tutti i paesi slavi; i pelmeni (o ravioli della Siberia). Quella che invece noi chiamiamo “insalata russa” è un piatto nato in Russia da un cuoco belga, Olivier, che la preparò per la prima volta nel ristorante di lusso Hermitage di Mosca negli anni ’60 del XIX secolo.

Come è strutturata la scuola russa?
Tatiana:
I ragazzi russi frequentano la scuola secondo questo sistema: il primo ciclo inizia quando i bambini hanno 7 anni e dura 4 anni (questo ciclo corrisponde alla nostra scuola primaria); il secondo ciclo inizia il quinto anno e dura dagli 11 ai 16 anni (le nostre scuole secondarie di primo grado); terminati i primi 9 anni di scuola, gli studenti russi conseguono un attestato finale e non hanno più l’obbligo di proseguire. Possono iscriversi al grado superiore della stessa scuola, che dura 2 anni, scegliere un Liceo (una scuola professionale) della durata di 3 anni o andare al College (una scuola a indirizzo tecnico) che dura 4 anni. Anche l’Università, ovviamente, è facoltativa.

 C’è una favola o una storia della tradizione russa a cui sei particolarmente legata?
Tatiana: La tradizione russa è piena di favole e racconti popolari, ma se dovessi sceglierne due per voi direi “La rapa gigante” di Aleksej Tolstoj e “Il riccio nella nebbia”, cortometraggio ideato nel 1975 dal famoso regista Jurij Norštejn negli studi della “Sojuzmultfilm” sulla base di una fiaba di Sergej Kozlov. Se volete guardarlo, è uno tra i più belli della scuola del cinema russo (LINK)

 

E il freddo russo è davvero così terribile?
Tatiana: La Russia è tradizionalmente associata alla neve e al freddo, ma dipende ovviamente dalla zona del Paese e anche da come umidità e vento cambiano la percezione. A proposito. sapevate che la Russia conta ben 11 fusi orari (record mondiale)?! E che ci sono Repubbliche della Federazione Russa che ne hanno 3, come la Jacuzia? E piccola curiosità: poiché la Russia è sempre in regime di ora solare, la differenza di orario varia nel corso dell’anno. Prendiamo per esempio Mosca. Quando in Italia c’è l’ora solare, la capitale russa sarà due ore avanti rispetto a Roma; quando in Italia c’è l’ora legale sarà invece avanti solo di un’ora.

Ma torniamo al famigerato freddo russo. Le città più fredde si trovano in Siberia e nell’Estremo Oriente. Temperature di -40ºC gradi sono comuni, l’inverno inizia a ottobre e dura fino a maggio, e neppure in estate la neve ha sempre il tempo di sciogliersi. Una fotografa della città di Pevec una volta ha dichiarato “a temperature inferiori a -45ºC, gli alunni delle classi dalla prima elementare alla terza media possono non frequentare le lezioni, ma questo non si applica agli studenti delle scuole superiori.” Invece, i residenti delle città del sud della Russia non vedono spesso la neve. A Mosca la temperatura può scendere alcuni giorni fino a -20ºC in inverno (e io li ho provati i -20 moscoviti!), anche se nel centro della città fa più caldo che in periferia. Nella capitale ci sono inverni molto nevosi e ventosi, con le tempeste di neve che non di rado ricoprono le strade. Insomma il freddo è un concetto relativo. La temperatura più bassa che ho trovato durante una trasferta di lavoro è stata di -31°C: ero a Saransk, a 600 km a est di Mosca, e ho visto un paesaggio spettacolare, tutto era ghiacciato, c’era oltre un metro di neve (vi allego una foto). Mentre quando sono stata a Novosibirsk, in Siberia, nonostante fosse autunno inoltrato c’erano ancora gli alberi con le foglie verdi e un bel sole. Insomma il freddo è un concetto relativo.

Hai mai visto Putin di persona? Sei mai entrata in una chiesa ortodossa?
Tatiana: Putin non l’ho visto di persona, ma una volta stavo passeggiando nella Piazza Rossa e ho visto sfilare la sua macchina scortata da tantissime altre auto. E non so se oggi vorrei vederlo da vicino, o forse sì, ma solo per dirgli che sta facendo moltissimo male a tantissime persone a cui io voglio bene.

Invece sono entrata molte volte nelle chiese ortodosse (così come ho visitato molte moschee nei paesi musulmani delle ex repubbliche sovietiche, mi piace molto osservare come altri uomini preparano i luoghi di culto). Credo lo sappiate già, ma la cosa che salta subito agli occhi è l’assenza di banchi (ci sono sedie per i disabili o donne incinte). Di solito, i fedeli infatti restano in piedi per tutta la durata della funzione. Hanno uno o più campanili (pensate alla cattedrale di San Basilio situata nella Piazza rossa), le cupole a bulbo e generalmente una pianta a croce greca. All’interno è molto ricca di immagini e non ci sono statue. La principale differenze con le chiese cattoliche è la presenza dell’iconostasi, una struttura divisoria adorna di immagini sacre, interposta fra il presbiterio e le navate, cioè i fedeli sono separati dai sacerdoti e dall’altare. Il senso è quello di sottolineare il senso del mistero. All’intero di una chiesa ortodosse sono presenti moltissime icone. Un fedele esprime devozione a un santo/a baciando l’icona o appoggiando la fronte sull’icona. Di solito sono appese alla parete o posizionate su dei leggii.

Ti piacciono le matrioske?
Tatiana: A me la matrëška piace molto, ne ho una piccola collezione. Probabilmente la parola russa nasce dalla radice latina “mater” e quindi è correlata alla figura materna.

Puoi dirci un proverbio russo su cui ti ritrovi?
Tatiana: Il proverbio russo col quale mi piace salutarvi è questo:
scritto in cirillico Не имей сто рублей, а имей сто друзей!
trascrizione fonetica per poterlo leggere [Ne imièj sto rublièj, a imièj sto druzièj];
la sua traduzione letterale è “Non aver cento rubli, ma abbi cento amici” che corrisponde al nostro: CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO!
Noi abbiamo letto tutto con attenzione e provato anche a pronunciare il proverbio!

Abbiamo imparato tante cose della cultura russa, ci ha colpito molto il fatto che si vada a scuola anche con -40°C (e noi già con pochi gradi sotto lo zero siamo congelati!) e anche i cibi della cultura devono essere speciali! Una nostra compagna che ha la pasticceria e una cucina attrezzata, ha detto che li preparerà!

Grazie mille per la tua disponibilità, Tatiana!

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